LA RESISTENZA AL SUD               


E' MORTO LETTERIO CELESTI: SUPERSTITE DEL GRUPPO SABOTATORI DELLA RSI
 
 
    Dalla telefonata di un suo figlio abbiamo appreso la notizia della morte di Letterio Celesti. Uno dei superstiti del gruppo dei sabotatori operanti oltre le linee nemiche. Il gruppo che annoverò tra i suoi ranghi gli eroi uccisi dal nemico a S. Angelo in Formis. Celesti, nato nel 1927 a San Michele di Ganzaria (Catania) non aveva compiuto diciotto anni quando fu giudicato dal Tribunale nemico e, pertanto, ebbe "soltanto" la condanna all'ergastolo
    Era rientrato clandestinamente dalla Sicilia occupata dall'invasore e si era subito arruolato nella MVSN diventata poi GNR. Destinato dapprima ala Scuola A. U. di Orvieto, era stato però scelto in un gruppo di elementi selezionatissimo da inviare oltre le linee nemiche
    Sul Messaggero del 24 marzo 1944 venne pubblicato il racconto suo e di altro camerata, su quanto aveva visto in Sicilia, nei primi tempi dell'occupazione anglo-americana. Fra l'altro, la partenza dal porto di Gela di navi cariche di grano siciliano e dirette in Egitto
    Scontò quattro anni della condanna nel penitenziario di Procida, condanna annotata nel suo certificato penale. Ma ininfluente nel dopoguerra, perché potè arruolarsi nella Polizia e raggiungere il grado di vice-questore, fino alla sua richiesta di congedo
    La sua vicenda è una delle più singolari e significative, tra la molteplici vissute dalla nostra gente
    Riteniamo, per tanto, opportuno pubblicare al lato [qui sotto. Ndr] integralmente l'intervista che Letterio Celesti ed un suo commilitone hanno rilasciato al "Messaggero" quotidiano di Roma, il 24 marzo 1944 e nella quale hanno illustrato la condizione delle terre invase dal nemico
 
 
NUOVA CONTINUITA' IDEALE n. 3-4 Marzo-Aprile 1999 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)

VIAGGIO PER LE TERRE INVASE
 
 
    Sono qui da noi due giovani: Letterio Celesti e Giuseppe Scaravilli. Sono due studenti ora arruolatisi nella G. N. R. Ci parleranno delle condizioni della Sicilia e di quello che hanno visto attraverso la loro fuga per l'Italia Meridionale
    Li preghiamo di essere precisi. Li abbiamo avvertiti: pesare le parole, perché non venga fuori: il solito critico a dire che si tratta di propaganda; e soprattutto li abbiamo invitati a esporre fatti, circostanze, episodi
    Eccoli i nostri amici dinanzi al pubblico del Messaggero
    -E' vero che in Sicilia l'occupazione anglo-americana trovò perfino della simpatia - ammette il sig. Celesti - I siciliani avevano sofferto molto per la guerra, si lamentavano di troppe tasse, accusavano il regime di molte colpe. Poi, avevano assorbito la propaganda dalla radio inglese e da quella nordamericana. Anche i più patrioti credevano sul serio che con gli angloamericani si sarebbe stati meglio. E' umano quello che avvenne in Sicilia. Non c'era da mangiare, e anche i fascisti dovevano ammettere che forse gli anglo-americani avrebbero potuto alleviare le pene della Sicilia
    - Difatti - interrompe il signor Scaravilli - gli americani specialmente si annunziarono con un gran programma per la popolazione. Invece da Gela partirono delle navi cariche di grano per l'Egitto che - come dissero - soffriva la carestia. Il colmo dei colmi! La Sicilia, che aiutava l'Egitto. Le cose precipitarono presto. Aumentò il prezzo del pane. Aumentarono tutti i generi. Parlo di quei mesi. Immaginiamoci ora!
    - Si fosse trattato solo dei vitto dice il sig. Celesti - Si cominciarono a internare i patrioti. Erano costretti a spaccare la legna sotto il sole che in Sicilia è sempre ardente. A Piolo, in provincia di Siracusa, si organizzò un grande campo di concentramento
 
I poliziotti per il caldo andavano a torso nudo
 
    - E il contegno delle truppe di occupazione? - chiediamo
    - Ad onore del vero i soprusi l'esercitavano specialmente le truppe di colore. Case di campagna svaligiate, casolari distrutti, nelle città facevano il comodo loro. Funzionava solo la Military Police. I poliziotti usavano i cappelli di paglia dei contadini, e spesso per il caldo cui non erano abituati, circolavano a dorso nudo. In quanto agli inglesi e ad americani compravano a prezzi favolosi facendo alzar i prezzi in modo vertiginoso. - Questa la dichiarazione dell'altro giovane, del si-. Scaravilli
    - E l'opinione pubblica? - domandiamo ai giovani.
    - Più antibadogliana e antimonarchica che antifascista - dice il sig. Celesti - ho letto articoli bolscevici in un giornale di Piazza Armerina, «Voce nostra», o nell'umoristico «Rasoio» di Enna. Ho letto articoli feroci contro Badoglio nel «Corriere di Sicilia». Ma in genere pochi articoli contro il fascismo. Però mai una parola contro gli anglo-americani. La censura era spietata per questo
    Il sig. Scaravilli dice che non era permesso nemmeno di parlare della borsa nera. Lasciamolo parlare:
    «A Catania, come nelle altre città, era possibile vedere dei buoni vestiti dietro le vetrine dei negozi, ma quali prezzi! Si trattava di spendere 6000 lire per averne uno mediocre. Un paio di scarpe per esempio - adesso che avevan tolta tutta la roba che i civili possedevano perquisendoli, arrestandoli e facendoli addirittura spogliare pubblicamente - venivano a costare 2500 al paio. Scarponi e stivali erano inestimabili. Invano il popolo, reso furibondo, sbraitava»
    - E vero - prosegue il giovane Scaravilli - che anche qui i prezzi sono altri, ma non arrivano a quelli, e poi, qui almeno finora, nessuno ha predicato di portare l'abbondanza
    Preghiamo i nostri interlocutori di darci qualche altra notizia sulla Sicilia. Ridiamogli dunque la parola:
    «A Messina e a Palermo la gente pativa il secondo mese per la fame. In quest'ultima città s'ebbero i primi di ottobre, dei segni di ribellione. A Trapani si ebbero i primi sintomi di colera. Si diceva che Messina era restata senza pane. Conosciutasi la cosa, gli americani furono costretti a distribuire 100 grammi di pane a persona per qualche giorno. Nei paesi dov'era possibile fare il mercato nero non s'ebbe nulla»
 
    L'"Amgot" favoriva solo le spie
 
    Invitiamo i due giovani a dirci sulla situazione politica. 
    Questa volta è il sig. Celesti che parla:
    «Tutto ciò che ricordava in Sicilia il fascismo era stato distrutto. Anche le semplici iscrizioni sui muri scancellate. I civili, pena la fucilazione, dovettero consegnare immediatamente le loro armi, e solo qualche fucile da caccia sfuggito chissà come ai liberatori, venne in seguito restituito. Cominciarono le ricerche dei fascisti contro i quali le autorità di occupazione aizzavano l'odio di elementi popolari o anche borghesi
    Anche i semplici tesserati del vecchio Partito fascista si diedero alla campagna. Quando erano acciuffati venivano mandati in appositi campi dagli americani e solo quando dimostravano di non aver fatto nulla a pro del fascismo venivano liberati, privi però di qualsiasi posto, cioè messi sul lastrico. Per i civili che approfittando del caos si erano impadroniti di macchine dell'ex R.E. furono rilasciate purché autorizzati dall'Allied Military Government Occupied Ter-ritory come persone di fiducia dei comandi alleati, ossia delatori e confidenti»
    Dice ancora Celesti:
 
    Quando Badoglio chiamò alle armi fu un vero caos
 
    - Con la caduta del fascismo tutti i vecchi partiti vennero su, e naturalmente prese piede l'antifascismo. Però anche il fascismo cominciò a rifarsi vivo. I giovani studenti, e tra essi molti avevano auspicato la caduta del fascismo, cominciarono a sentirne la perdita. Nei primi di ottobre si costituirono per esempio a Catania dei gruppi di patrioti a tendenza fascista. Un nastrino tricolore era portato internamente all'occhiello della giacca. «Onore» era il motto. Comandante un ex console della Milizia, il cui nome era scrupolosamente conosciuto dai soli ufficiali. Da allora in poi la Polizia americana ed italiana non ebbero più pace
    Domandiamo ora che avvenisse per le truppe dell'ex R. E. 
    Risposta di Scaravilli:
    «Badoglio in Sicilia e nell'Italia meridionale aveva fatto il richiamo generale. Ai primi di novembre in Sicilia era venuto l'ordine che ufficiali, sottufficiali e soldati di truppa dovessero presentarsi immediatamente al distretto Militare di Palermo raggiungendo questa sede con qualsiasi mezzo di fortuna. Ai volontari veniva assegnato un premio di alcune migliaia di lire. In Calabria lo stesso. A Catanzaro qualsiasi uomo veniva fermato dalla polizia italiana. Se quell'uomo era di leva o doveva fare il servizio militare veniva portato al Comando Tappa più vicino dal quale costui si riprometteva solo di scappare. Molti dicevano che avrebbero sempre preferito andare con i vecchi alleati germanici che con i nuovi... alleati anglo-americani, come li chiamava Badoglio. Bersaglieri, Paracadutisti, artiglieri, fanti, ecc., un po' in divisa e un po' in borghese, venivano presi alla rinfusa, in un solo caos. A Bagnara, per esempio, nel Comando Tappa, in cui venni arrestato, vidi un sacco di mezzi soldati scalzi disarmati e miseri, che cercavano solo di andare a casa. Come vitto, essi venivano vettovagliati dagli americani. Altri lavoravano cogli americani, trattati con più disprezzo degli uomini di colore».
    - E il vostro viaggio attraverso il Mezzogiorno?
    E' sempre Scaravilli che racconta: Quando passai per Catanzaro si vociferava inoltre che erano stati arrestati alcuni ufficiali paracadutisti della Repubblica italiana alcuni gionú prima. Si diceva che essi, armati di bombe a mano e che minacciando, avevano intimato all'orchestra di un ritrovo, non so quale, di intonare l'inno fascista. Arrestati dai carabinieri erano stati condotti ai campi concentramento. Non so se la notizia fosse vera, ma ve la riferisco per dirvi lo stato d'animo della popolazione
 
    Arrivarono gli antifascisti a rimpiangere Mussolini
 
    - Dunque - continua Scaravilli s'accresceva la delusione anche degli elementi più antifascisti. Come in Sicilia. Non vi dico nemmeno il contegno delle truppe di colore. Ho saputo cose che fanno inorridire sul contegno, per esempio, dei marocchini. 
    Ripeto quello che ho sentito da molti. I marocchini commettevano gli scempi più orribili che mente umana possa immaginare. Ad esempio, avendo incontrata una giovane donna dopo il coprifuoco (il coprifuoco era allora alle ore 17) spogliatala, la violarono e poi la pugnalarono. E di questi fatti ne accadevano tanti che la gente cominciava già a rimpiangere Mussolini ed il fascismo, mi disse il sindaco di un paese. Disgustata, la popolazione in molti posti cercava di ribellarsi per la libertà perduta. Non si poteva uscire dalle case: qualsiasi uomo veniva fermato, bastonato, portato in carcere e solo dopo aver patito fame e freddo per parecchi giorni veniva rilasciato libero. Non facevano distinzioni: donne, vecchie, bambini
    Qui è Celesti che aggiunge qualche cosa dei suoi ricordi: «Anche nella parte di Pescara si viveva male sotto gli inglesi. Essi guardavano la popolazione dall'alto in basso; trattando male anche gli antifascisti. Essi mostravano verso di noi il più grande disprezzo, ed invece di liberatori si rivelarono dei veri conquistatori
    - La vita costosissima - dice Celesti - il pane aveva prezzi favolosi. Niente carne. Niente patate. La pasta sparita. Solo un po' di verdura si poteva trovare! I ristoranti erano stati riaperti ma solo per le truppe d'occupazione. Chi avrebbe potuto d'altronde entrarci? La gente mangiava molti cachi e mele che si trovavano relativamente a buon mercato. Anche a Capua e a Caserta trovammo prezzi favolosi, e la stessa atmosfera di terrore nei confronti degli anglo-americani. 
    - Vi preghiamo di riassumere per Il Messaggero la vostra opinione dopo quello che avete visto. 
    - Parla tu - dice il sig. Celesti al suo collega Scaravilli. 
    Scaravilli dichiara:
    - L'occupazione per i fascisti è terribile, ma non è piacevole per la maggioranza delle popolazioni. Si può dire che sia stato un salto nel buio per tutti. Tutti guardano indietro e parlano dei tempi passati. Ne condannano gli errori, ma ne riconoscevano il bene. Poi tutti sentono l'oppressione anglo-americana come un peso morale. Si guarda all'Italia libera con fede, con curiosità, con dispetto secondo le tendenze politiche. In principio si credeva il Duce morto. Ora tutti aspettano da lui il miracolo, anche gli antifascisti, essi dicono che con la Repubblica - se questa desse loro la libertà - ci starebbero. Noi non vogliamo dirvi niente altro, perché si direbbe che parliamo da fascisti, però, interrogate qualche altro che non sia fascista, vi risponderà lo stesso. Quello che è certo che con la stessa segretezza con cui prima si sentiva Radio Londra ora si sente la sera in molte case Radio Roma. 
 
 
IL MESSAGGERO Quotidiano del 24 marzo 1944

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